Dai Anza!

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,Kìkkìna™
» Posted on 20/1/2010, 12:59




“Se apro la scatola dei ricordi, le immagini che mi ritornano prima alla mente sono due: la prima è legata all'inizio del torneo. In camera con la Franci (Francesca Piccinini, ndr: “quando sono in camera con lei, vinco sempre!”), sedute sul letto, ci guardiamo e pensiamo: speriamo che vada bene!
La seconda invece è legata agli ultimi punti della nostra vittoria: durante il tie break mi sono sentita dire: dai Anza, entra per il muro...ero giovane, non avevo tanta esperienza, entrare nel set decisivo di una finale mondiale è stata un'emozione fortissima...eccomi, pronta!, è stata la mia risposta...e invece, me la stavo facendo sotto!”.

Non avevamo dubbi: Sara Anzanello non si fa pregare, non mostra esitazioni, anzi: non ci fa nemmeno finire di domandare che già risponde, si ricorda tutto benissimo, alla perfezione, di quella trasferta berlinese. “Vi ho raccontato l'inizio e la fine, ma se mi fermo a pensare mi tornano in mente tante cose: per esempio, durante la prima fase del torneo, avevano chiamato alcune ragazze per fare delle foto, e la Franci voleva che andassi io al suo posto...dai Anza, vai te...e poi i brividi ogni volta che cantavamo l'inno di Mameli...in quel palazzetto, per la finale, ci saranno state diecimila persone a guardarci, un'esperienza pazzesca!”.

La freschezza della Sara Anzanello esperta centrale del volley italiano è la stessa di allora, di quando, dopo la trafila delle giovanili e i primi anni giocati in A1, ancora in bilico tra la zona tre e la zona quattro, Marco Bonitta la vuole nel gruppo che sarà iridato: “Quell'anno ero banda in Nazionale: ero inesperta, ma il mio vantaggio sono sempre stati i centimetri, a muro ci sapevo comunque fare anche perché nel club giocavo come centrale...insomma, potevo dare il mio contributo!”.

La Anza, insomma, forse ci sperava in quella convocazione, ma mentre la aspettava, succede l'imprevedibile: l'osso del mignolo della mano destra si stacca tartassato da un pallone bizzarro e quando i medici leggono la mano sulla sua lastra, prevedono per lei una sosta di un mese... “Alla partenza per il Mondiale mancava molto meno, e io lo vedevo allontanarsi...non sapete i pianti che mi sono fatta...poi, però, i medici squadra mi hanno sistemato in una settimana, e procurato un tutore con il quale mi sono presentata in campo ancora durante le prime partite...La chiamata alla fine è arrivata...un po' si capiva che Bonitta aveva fiducia in me, ma la convocazione è arrivata quando avevo già il dito rotto! Per fortuna ho avuto il tempo di recuperare...mi stava per cadere il mondiale addosso!”

Dai Anza, fai le valigie, parti per la Germania: portati dietro un bel po' di entusiasmo e tanta, tanta speranza. “Eravamo un gruppo splendido, giovane, siamo andate lì sapendo che c'erano squadre piuttosto forti, ma anche che volevamo arrivare il più in alto possibile...questa era la nostra aspettativa più grande, almeno all'inizio! E infatti, ci siamo qualificate come migliore terza...anzi, abbiamo dovuto anche soffrire aspettando un risultato improbabile, una sconfitta della Cina che incredibilmente è arrivata...ecco, adesso ho un altro flash impressionante: tute noi sedute sulla moquette della stessa stanza ad aspettare che partita della Cina finisse, per conoscere il motivo per il quale avremmo fatto le valigie e lasciato l'albergo”.

La Cina perde, e qualcosa succede in quel gruppo riunito su un quadrato di moquette: “Non potevamo uscire in quel momento, in fondo sapevamo di meritare di continuare. Nessuno di noi pensava di riuscire a vincere, ancora, in quel momento, ma con il passaggio del turno è iniziata a maturare in noi la consapevolezza che potevamo arrivare fino in fondo. L'abbiamo acquisita un gradino per volta, cercando di giocare ogni partita il meglio possibile. In fondo, se eravamo passate in quel modo, con il nostro impegno ma anche attendendo un risultato che non dipendeva da noi, forse, il destino era dalla nostra parte!”. Un altro flash, ripensando a quella finale, un ace nel tie break che è valso la vittoria...dai Anza, entra per il servizio... “Ma il ricordo più bello è legato al nostro ritorno a casa: fino a che eravamo in Germania era come essere in un sogno, in una bolla di sapone...non avevo realizzato quello che avevamo fatto.>Ho iniziato a capirlo quando, in aeroporto, ci aspettava un'accoglienza fantastica, e mi sono ritrovata in mano un mazzo di rose...ecco, lì ho iniziato a concretizzare che quella che avevo al collo era la medaglia d'oro dei Mondiali. Durante la competizione invece, non pensi proprio a quello che stai facendo, vivi solo una grande tensione, che ti resta tutta addosso se non giochi con continuità, e che somatizzi con mal di stomaco o altri piccoli acciacchi...”. Un modo per stemperare la tensione, comunque, si trova sempre, anche fuori dal campo: soprattutto quando hai accanto una compagna come Paola Cardullo. “Io e Paola ci siamo conosciute nel '99, quando giocavamo a Trecate in A2...il primo anno non viveva con noi, e il nostro era sempre stato un rapporto come tanti, tra buone compagne di squadra che si stanno anche un po' simpatiche...la nostra amicizia nasceva allora, con l'inizio del lungo percorso che anche quest'anno ci vede insieme, nonostante il cambio di maglia.
I Mondiali hanno rappresentato il periodo in cui il nostro rapporto è diventato qualcosa di più profondo che una semplice condivisione di esperienze...ma non pensate che facessimo chissà quali discorsi e che ci scambiassimo chissà quali confidenze...la nostra amicizia si è cementata con la Nutella che spalmavamo di nascosto sul pane tra una partita e l'altra, tanto poi consumavamo tutto!...più tante cose che non si possono dire...posso solo affermare che in quel periodo lei veniva spesso in camera mia, e quindi ne facevamo di tutti i colori!”


Sono passati sette anni da allora: Anzanello-Cardullo è diventato un binomio indissolubile, e la Nazionale italiana è rimasto un gruppo vincente. “Personalmente, la vittoria dal punto di vista sportivo non ha influito più di tanto: ero stata convocata in un ruolo che non sarebbe stato più il mio, non ho giocato tantissimo, anche se ho partecipato alla vittoria...ma la medaglia rimarrà nella storia, e nella mia storia personale rimarrà il fatto di essere stata parte di quel gruppo.

Per quanto riguarda il movimento, invece, l'oro di Berlino è stato fondamentale per diffondere ancora di più la pallavolo oltre la cerchia degli appassionati, ma credo che lo spazio dedicato a questo sport sia ancora poco. Per leggere qualche notizia dobbiamo ritagliare angoli della Gazzetta, raramente abbiamo una pagina tutta nostra, l'importanza che ci è data è ridicola nonostante la pallavolo abbia creato un movimento importante per risultati e diffusione. Non è stato consolidato nulla di decisivo intorno a questa vittoria, è stata dimenticata presto”
. Quattro anni dopo, Berlino è stata il teatro di un'altra vittoria mondiale... “Il paragone con il calcio non si pone neppure: la vittoria in quel caso diventa una festa nazionale, la sproporzione è esagerata! È vero, la pallavolo non è uno sport televisivo, dal vivo non sempre e non ovunque è accessibile per mancanza di squadre, ma se nessuno inizia a credere seriamente al potenziale di questo sport, come sarà possibile che diventi popolare? Davvero è destinato a rimanere uno sport d'élite?”. Nel suo piccolo, Sara la sua opera di diffusione la fa: il suo sito personale (www.saraanzanello.com) è uno dei più ricchi e aggiornati nell'universo pallavolistico, e le permette di coltivare un ottimo rapporto con i suoi tifosi...Dai Anza, metti ancora un po' della tua fantasia al servizio del movimento, e comunicaci ancora di più, se possibile, la tua passione per il volley...


da Pallavoliamo
 
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Silvietta#3LaVenduta
» Posted on 22/1/2010, 09:58




bellissimo!!!!
 
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1 replies since 20/1/2010, 12:59   64 views
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